Binge Eating Disorder: quali correlazioni genetiche con l’obesità?

Negli ultimi dieci anni, una vasta letteratura scientifica ha avuto come oggetto il Binge Eating Disorder (BED) – Disturbo da alimentazione incontrollata, sindrome di grande rilevanza clinica – soprattutto tra gli adolescenti, che si sta rivelando più diffusa dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa. Tale disturbo è caratterizzato da episodi di eccessiva ingestione di cibo con perdita di controllo (che si verificano in media una volta alla settimana per oltre tre mesi) accompagnati da angoscia ed è molto più frequente negli individui che sono in sovrappeso, tra il 15% e il 50%.

Una recente ricerca condotta dall’Università del Queensland e pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Obesity ha dimostrato che il BED negli adolescenti può essere collegato alla variazione del gene FTO  (fat mass and obesity associated gene) un fattore genetico da tempo noto come potenziale base ereditaria nell’obesità. Il gruppo di ricerca condotto dal prof. Evans ha analizzato un campione di 6000 adolescenti di età compresa fa i 14  e i 16 anni anni e ha scoperto che le variazioni genetiche associate al rischio di obesità possono prevedere il BED.

Tale associazione positiva tra un polimorfismo del gene e il BED, come dimostrato in studi precedenti, riconduce a una preferenza per alimenti ad alta densità energetica, una maggior assunzione di cibo, meno sensibilità alla sazietà, ed episodi di perdita di controllo nelle abbuffate, tutti fattori che caratterizzano il BED. Lo stesso prof. Evans ammette la complessità del lavoro poiché il BED  è un comportamento influenzato da fattori genetici e svariati fattori ambientali.

Da un punto di vista psicopatologico, la condizione di riempimento gastrico veloce, ingente e incontrollato comporta un impegno digestivo che catalizza passivamente l’attenzione producendo una singolare fenomenologia corporea di “spegnimento” che non solo non procura sollievo, ma genera un umore ancora più negativo nella fase che segue la crisi. Questo amplifica il senso della propria nullità prodotta dal ripetersi degli episodi di alimentazione incontrollata, spesso seguita da un evidente incremento ponderale che stabilizza il livello del disturbo su un grado sempre di maggiore gravità.

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