Convivere con il pensiero della morte.

Caro dottore, vivo costantemente con il pensiero della morte. Per farle un esempio quando cammino per strada e vedo la gente, me le immagino già in bare di zinco. Per non parlare quando penso ai miei cari o alle persone alle quali tengo di più. Alla sola idea mi vengono i brividi e allora una vocina interna mi dice di non sprecare la mia vita e di vivere e amare, perché domani o tra un’ora, potrebbe essere troppo tardi. Come mai ho questa ossessione, dal momento che il pensiero della morte di per sé non mi preoccupa più di tanto? Almeno la mia morte, mentre quella dei miei famigliari invece mi angoscia tantissimo.

Grazia, Brescia

Cara Grazia, la sua lettera mi permette di parlare della morte che è e rimane un argomento ostico per la maggior parte delle persone. A prescindere dalla visione religiosa della stessa, intesa in genere come passaggio ad altra forma di vita, cosa accada dopo la morte rimane un mistero, nel senso che il corpo si trasforma nelle sue componenti elementari e se sopravvive la psiche o l’anima nessuno lo sa realmente. In ogni caso la morte rappresenta la fine della vita terrena, ma anche il fine. Sin dalla nascita, la nostra morte è programmata geneticamente. Le cellule stesse, con un meccanismo che si chiama apoptosi, prestabiliscono la loro morte. La vita, almeno per come la conosciamo, è tale proprio perché si muore. Il senso alla vita quindi lo dà proprio la morte, che se non ci fosse modificherebbe completamente il modo di vivere. Anche nel suo caso “ la vocina interna” la invita a non sprecare la vita e a “vivere e amare” proprio perché potrebbe sopraggiungere la morte in ogni momento. Ed è proprio il pensiero di morte che le dà i brividi, come dice lei stessa, e la spinge a usare bene il suo tempo. Lei, però, si spinge oltre e immagina le persone nelle bare quando sono ancora ben vive e vegete! Sostiene di non temere per se stessa, ma molto per i suoi familiari. Mi permetta di dubitare del fatto che davvero per se stessa non si preoccupa più di tanto come sostiene. Probabilmente preferisce spostare sugli altri il problema per non fare veramente i conti con la sua morte.

VERO Salute marzo 2009
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