Quando il dolore del distacco diventa malattia?

Sono molto preoccupato per mio figlio Francesco. Dopo che la sua ragazza lo ha lasciato lui si è chiuso in se stesso. Non vuole parlare con nessuno e piange piuttosto spesso. E’ anche dimagrito molto e in una settimana ha perso 3 chili. Non vorrei che facesse una stupidaggine. Come si fa a capire quando una persona ha davvero bisogno di aiuto, prima che sia troppo tardi? In una parola: qual è il conflitto fra quello che è il dolore del distacco e la malattia? Grazie.

Andrea, Latina

Gentile sig. Andrea, i segni di cui parla sono senz’altro indicativi che suo figlio ha bisogno di aiuto e questo a prescindere dal fatto che il suo sia un “dolore da distacco” o una “malattia”. Non penso che si possa e si debba sottovalutare il mutismo, il pianto e il fatto di aver perso 3 chili in una settimana: Il primo aiuto normalmente ce lo si dà in prima persona o ricorrendo ad amici e familiari. Quando però non risulta sufficiente è bene ricorrere ad un aiuto esterno che, lungi dall’essere disdicevole, in genere permette l’accesso a un alto livello di competenza da una parte e di necessaria “freddezza” dall’altra per operare al meglio. Nel caso da lei esposto quindi, accertato che suo figlio sta reagendo in modo disadattativo o esagerato non riuscendo a gestire da solo la situazione che si è venuta a creare, che il dialogo con amici o familiari non gli permette di elaborare meglio la separazione o l’abbandono, a quel punto non gli farei mancare la possibilità di un consulto specialistico da uno psicoterapeuta medico o psicologo.

VERO Salute marzo 2009
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