Neuroimaging, strumento di diagnosi dei disturbi alimentari

Grazie allo sviluppo delle tecniche di neuroimaging o immagini del cervello, la ricerca sta facendo grandi passi nell’individuazione dei correlati neurofisiologici, sottostanti ai disturbi mentali.

Malattie di cui in passato la psicologia aveva dato spiegazioni prettamente empiriche come, per esempio, i disordini alimentari, iniziano a essere studiate dal punto di vista fisiologico e neurologico, in modo che una conoscenza approfondita del disturbo possa facilitare il processo di diagnosi e cura.

Un recente studio svolto presso il CNR di Milano e Catanzaro ha visto come soggetti 34 donne (tra i diciotto e i quarant’anni) 17 delle quali affette da un disturbo alimentare (6 da anoressia nervosa e 11 da bulimia nervosa) e 17 sane. La ricerca ha dimostrato, seppur in forma preliminare, che, attraverso le recenti tecniche di neuroimaging, è possibile diagnosticare un disturbo alimentare che potrebbe arrecare gravi danni al cervello modificandone il normale funzionamento. La risonanza magnetica funzionale ha infatti riscontrato che aree cerebrali intaccate nel Disturbo Alimentare (DA), sarebbero, nello specifico, la corteccia occipitale, le cortecce sensomotoria/premotoria e quella prefrontale mediale. Tale risultato sarebbe utile nella pratica clinica per diagnosticare e monitorare la progressione della malattia oltre che per migliorare la prevenzione e il trattamento della stessa.

I risultati preliminari dell’indagine confermerebbero pertanto l’utilità delle tecniche di neuroimaging nella diagnosi, nel trattamento, ma anche nella differenziazione dei diversi fenotipi di disordini alimentari.

Tratto da: Hindawi Publishing Corporation Behavioural Neurology Volume 2015, Article ID 924814, 10 pages13

Photo credit: Ian Ruotsala via Foter.com / CC BY-NC-SA

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