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Ansia e preoccupazione generati da lavori temporanei e disoccupazione

Sono la mamma di un ragazzo di 39 anni, sempre alle prese con lavori temporanei e periodi di disoccupazione. Una condizione che affligge molti suoi coetanei, ma che lui vive con molta ansia e preoccupazione. Mi dice che spesso non dorme, ha paura del futuro, di come vivrà l’anno prossimo… e di farsi una famiglia perché teme di non poterla mantenere. Ultimamente è spesso nervoso e, invece di stare a casa e risparmiare, vive la vita alla giornata spendendo tutti i suoi risparmi. Può darmi qualche consiglio su come affrontarlo?

Gabriella, Sesto San Giovanni

 

Gentile Sig.ra Gabriella, io comincerei con il definire suo figlio come un uomo e non come un ragazzo. Va bene che ai nostri tempi siamo tutti più o meno giovanili, ma a quasi 40 anni direi che possiamo definirci uomini e donne. Non è una questione di lana caprina, ma una ricerca del senso di responsabilità che non è la caratteristica che si riscontra più comunemente. Quando dice che suo figlio con un lavoro instabile, vive “alla giornata spendendo tutti i suoi risparmi”, non dà proprio l’idea di una persona responsabile. Essere responsabili significa rispondere delle proprie affermazioni, comportamenti, azioni e anche delle non azioni quando servono. In altre parole significa cercare di autodeterminarsi nella vita senza dimenticare i problemi sociali, lavorativi, relazionali della realtà che viviamo che non sempre è facile. Un saluto cordiale.

VERO Salute

Ansia legata alla salute

Buongiorno caro dottore, da un po’ di tempo ho uno stato di ansia legato allo stato di salute, ogni volta che mi si presente un piccolo sintomo mi prende uno stato di ansia che possa avere qualcosa di grave, a volte mi causa anche dei lievissimi giramenti di testa, quasi impercettibili ma comunque presenti. Ho sempre paura di ammalarmi, ogni più piccolo sintomo lo associo a malattie incurabili e non faccio altro che pensare che mi rimane poco da vivere. Questa situazione non mi consente di vivere serena e godermi il presente. Ho provato anni fa qualche seduta da uno psichiatra ma non ho risolto assolutamente il problema. Cosa mi consiglia?

Antonia

Cara Antonia, le cure che ha fatto in passato (qualche seduta da uno psichiatra) non mi sembrano adatte al suo caso. Esistono cure farmacologiche e, nel suo caso, psicoterapie di tipo cognitivo comportamentale che hanno dimostrato in modo inequivocabile la loro efficacia. Riprenderei in mano la situazione e mi rivolgerei con fiducia a un terapeuta che sappia integrare i benefici degli psicofarmaci con quelli della psicoterapia. Dimentichi per un attimo di voler risolvere i suoi problemi in poche sedute e avvii quanto prima gli interventi integrati di psicofarmacoterapia e psicoterapia. Vedrà che si gioverà di questi interventi che possono essere gestiti anche da due professionisti diversi, ossia uno psichiatra e uno psicoterapeuta. Per ora le faccio tanti auguri e resto a sua disposizione per ulteriori chiarimenti, approfondimenti ed eventuali suggerimenti.

Cari e vivi saluti.


Attaccamento morboso agli oggetti

Caro dottore, ho un problema con il mio fidanzato, di 28 anni, che secondo me vive un attaccamento morboso nei confronti degli oggetti. Non so se si tratti di scaramanzia, ma ogni volta che posiziona un oggetto in camera, per esempio una lampada, o a tavola, come una bottiglia, non vuole che lo si sposti perché ha paura che possa condizionare la sua giornata. A lungo andare, anche in previsione di una futura convivenza, questo atteggiamento mi spaventa molto. Sbaglio?

Valeria, Trieste

 

Cara Valeria, queste forme ritualistiche a volte non interferiscono in modo particolare con il funzionamento sociale, lavorativo e ricreativo di una persona. Più spesso però si accompagnano al disturbo ossessivo compulsivo di personalità o clinico. Ai fini della sua valutazione, anche ai fini di una convivenza, deve stabilire quanto questi rituali siano percepiti come obbligatori (compulsioni) e quanto interferiscono con le normali funzioni di una persona, dopodiché spetta a lei e solo a lei decidere con chi vuole condividere la sua vita. Un caro saluto.

VERO Salute

Attacchi di panico, depressione, psicosi e una vita sfortunata.

Egregio Dottore, sono una signora di 34 anni, mi chiamo Rita. Sono mamma di 5 figli. La più grande di sedici anni, la più piccola di due. Le scrivo perché non so più dove appigliarmi. Inizio dalla mia nascita. Sono stata adottata che avevo appena pochi mesi. All’età di diciotto anni mio padre adottivo muore improvvisamente d’infarto. Nello stesso anno mio cognato muore folgorato dall’alta tensione. Un anno dopo (nel 1993) mi sposo perché era già tutto programmato e pochi mesi dopo nasce prematuramente mia figlia, che rimane in osservazione in ospedale. Nel frattempo, nel ’95, nasce la seconda figlia e nel ’98 il terzo. Fin qui sono sempre stata bene. Nel 2001 inizio però a non stare bene, ho il fiato corto, ho dei battiti accelerati, ma il medico di base mi prescrive degli ansiolitici che sembrano placare il mio stato, fino a che un giorno il battito accelerato non mi fa svenire. Allora faccio una visita del cardiologo che mi fa un ecocardiogramma e un Holter 24 ore. Ne viene fuori che ho extrasistole e dei battiti oltre i 100. Allora decidono di darmi dei Betabloccanti, i quali mi fanno bene da una parte, ma mi fanno svenire per la pressione bassa. Giro mezzo mondo (Foggia, S. Giovanni Rotondo, Monza, Alessandria, Milano), perché il mio cuore andava a 250 battiti al minuto. Per il cuore adesso sto meglio, ma adesso è iniziata la depressione, perché mia suocera pensava che le mie condizioni fossero soltanto delle scuse. Ho dunque iniziato a non stare bene, ho avuto attacchi di panico, piangevo e avevo paura di far male ai miei figli (non l’ho mai fatto veramente). Così mi sono separata. Le scrivo perché sono sotto terapia da una psichiatra e prendo 5 gocce di En al mattino e Zipexa da 5 mg la sera. Ma la paura c’è sempre, soprattutto se sono sola, ho paura di dire qualcosa di brutto, di uscire da sola, sto bene solo quando sono con il mio nuovo compagno. A volte mi capita di fare tanti sogni, di essere in un’altra dimensione. Deve sapere che dopo la morte di mio padre ho portato io i soldi a casa. Vorrei ora sapere cortesemente da lei:

1) Se c’è qualcosa di diverso dai medicinali, se questo accade perché nel cervello c’è qualcosa di disconnesso, se questo disturbo che si chiama psicosi è responsabile della mia malattia.
2) Devo fare ulteriori esami?

Sono disposta anche a venire da lei, per incontrarla e per parlare del mio problema. Cordiali saluti.

Rita, Termoli

Cara sig.ra Rita, la storia che lei racconta è molto triste e sfortunata. Nonostante ciò sembra che se la sia cavata abbastanza bene, almeno fino ad un certo punto. Il problema è che i dati che dà sono in parte incongruenti e in parte insufficienti. Per quel che si può ricostruire lei soffrirebbe di: Attacchi di Panico, Depressione e ad un certo punto di Psicosi (quale?). La terapia con Zyprexa sembra avvalorare la psicosi, ma il dosaggio sembrerebbe piuttosto mirato a controllare alcuni sintomi di tipo ossessivo e compulsivo. Per poterle dare una risposta corretta occorre quindi che mi fornisca informazioni ulteriori e più specifiche quali le diagnosi fatte dagli psichiatri che ha visto finora e tutte le terapie fin qui praticate. Nel cervello probabilmente non vi è nulla di disconnesso però è necessario approfondire il suo caso e stabilire la più idonea terapia sia farmacologica che psicoterapica (se necessario). Sarò lieto di essere più esauriente se sarò messo nella condizione di poterlo fare.

Cari saluti.

VERO Salute settembre 2009

Attacco di ansia

Buongiorno, oggi mi è successa una cosa stranissima. Premetto che sono molto irritabile e ansiosa e, dopo l’ennesima litigata con il mio partner, ho avuto una strana crisi che mi ha spaventata molto: pianto a dirotto, disperato, formicolio al volto, dietro la nuca e soprattutto alle mani, braccia, gambe, piedi e all’interno dell’addome tremava tutto. Il respiro era velocissimo non riuscivo a calmarmi. Mi girava la testa fortissimo, stavo praticamente per svenire ma la cosa che mi ha preoccupata di più è stato questo formicolio che mi ha addirittura bloccato l’uso delle mani (non riuscivo più a muovere le dita) e considerando che stavo guidando in autostrada… non è stato bello. Secondo lei cosa posso fare? Infinite grazie.

Elettra, Frosinone

Cara Elettra, quello che lei ha avuto è un fortissimo stato d’ansia molto vicino al panico. I sintomi del panico anzi ci sono tutti e se a scatenarlo è una lite con il fidanzato (l’ennesima!) ci sarebbe da domandarsi quale sia la qualità del vostro rapporto e inoltre quale fragilità emotiva la pervada. In entrambi i casi non è un buon segno e andrebbe approfondito. A volte il corpo si prende la briga di segnalare che le cose non vanno bene. Sarebbe ancora meglio che fosse il cervello a consentire di mentalizzare i problemi e di trovare le soluzioni idonee. Se non riesce da sola, non è disdicevole chiedere aiuto a persone competenti.

VERO Salute agosto 2009

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