Presto arriveranno sugli scaffali delle farmacie prodotti a base di cannabinoidi. Le indicazioni terapeutiche principali saranno l’ansia, l’insonnia, gli effetti collaterali della chemio terapia e alcune malattie tra cui SLA.

Sarà L’Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze che fornirà la cannabis terapeutica alle farmacie italiane.

È la prima tranche di cannabis “made in Italy”, coltivata a partire da 120 talee arrivate dal centro di ricerca Crea di Rovigo. Produrre talee (cloni di una pianta madre) è meno difficile di quanto si possa pensare. Si tratta di una pratica piuttosto elementare, che non ha nulla a che vedere con la complessa clonazione di animali. Le piante di marijuana possono essere prodotte anche a partire dai semi. Esistono semi maschi e semi femmina. La cannabis femmina produce un contenuto molto superiore di principi attivi come THC, CBD e CBN rispetto alla pianta maschio. Le talee di Cannabis permettono di ottenere raccolti in tempi più ridotti, dato che iniziano la loro crescita in una fase di sviluppo già avviata. Tuttavia, la crescita non è così esuberante e la produzione non così qualitativamente valida come quella che si può ottenere dai semi di Cannabis di prima generazione, acquistati da una banca del seme. Dopo la sperimentazione pilota sono state costruite due serre industriali da 25 mq ciascuna in grado di produrre a ciclo continuo.

Allo stato attuale i medici possono scegliere tra quattro tipi di prodotto a base di cannabis proveniente dall’Olanda, tra questi il Bediol e il Bedrocan. Il prodotto si può ritirare in farmacia su prescrizione di qualsiasi medico. In realtà la cannabis terapeutica è da considerarsi un prodotto off label di cui non si conoscono bene i dosaggi, i tempi di somministrazione e altri effetti indesiderati per cui quasi nessun medico la prescrive.  In alcune regioni è previsto il rimborso dal SSN, in altre il costo è interamente a carico del paziente al costo di circa 22 euro al grammo. I principi attivi della cannabis terapeutica sono il THC (Tetraidrocannabinolo) e CBD (Cannabidiolo). Il THC e il CBD sono i cannabinoidi presenti per natura in maggior concentrazione: il THC costituisce il 12-25% e il CBD >1-4% in media. Esiste anche il CBN che è un cannabinoide aventi deboli proprietà psicoattive, di fatto è un metabolita del THC.

Il THC è un composto psicoattivo che produce un’alterazione dello stato d’animo, del  comportamento, della percezione e delle funzioni cognitive. Tra gli effetti cercati si annoverano il rilassamento e l’aumento della sensibilità per cui se si prova una bella sensazione, questa diventa molto più bella, se vien da ridere, si ride in modo molto amplificato, aumenta la fame e altre sensazioni. Per alcuni però il THC può rivelarsi fonte di ansia e paranoia, spesso in relazione alla sensazione di rallentamento dello scorrere del tempo, che naturalmente non corrisponde a realtà.

Il CBD è un metabolita della Cannabis Indica ed è considerato un cannabinoide non psicoattivo, sebbene possa sembrare che abbia alcuni effetti psicoattivi. Ha un effetto sedativo e grazie al fatto che allevia vari dolori e sintomi quali infiammazione, nausea, diabete, alcolismo, disturbi post-traumatici, artrite reumatoide, epilessia, patologie cardiovascolari, psicosi, ansia, spasmi muscolari o i dolori neuropatici. I cannabinoidi THC e CBD in natura si trovano insieme nella pianta della marijuana. Di fatto occorre studiare molto meglio sia l’azione singola che quella combinata perché a volte Il CBD produce effetti molto diversi, se non opposti al THC. Il CBD ha effetti ipnotici, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, antinfiammatori, antispicotici, antitumorali e infine riduce la pressione endoculare. Il CBD prolunga la durata d’azione del THC e ne potenzia l’efficacia analgesica. Gli studi però sono frammentati e spesso arrivano anche a conclusioni opposte. La stessa comunità degli psichiatri, in accordo con i legislatori e altre componenti istituzionali, per ragioni non sempre condivisibili si oppone a studi sperimentali condotti con tutti i crismi scientifici per paura di sdoganare l’uso di sostanze che da sempre sono considerate droghe e sostanze sostanzialmente da abuso per scopi ricreativi.

Ci sono due tipi di recettori che si legano con il THC: i CB1 che si trovano nel Cervello e i CB2 che si trovano soprattutto nel sistema immunitario. Il nostro organismo produce una sorta di THC naturale che viene anche denominato Anandamide; Ananda sta per “beatitudine interiore” e Amide per “tipo chimico”. Il Cannabidiolo o CBD non ha affinità con i CB1 e CB2 ma ha un effetto soppressivo sull’enzima FAAH (Fatty Acid Amide Hydroxylase) che distrugge l’Anandamide, così facendo determina un aumento dell’Anandamide nel sistema e per più tempo. Il CBD attiva recettori TRPV-1 che mediano il dolore, l’infiammazione e la temperatura corporea. Il recettore 5-HT1A attivato dalla serotonina lo è anche da parte del CBD con supposti effetti antidepressivi, antiansia e altri. Il CBD produce parte degli effetti ansiolitici attivando dei recettori chiamati recettori dell’adenosina. L’elenco degli effetti sul cervello sono tanti e non del tutto conosciuti. Esula da questo articolo la volontà di approfondire a livello molecolare e neurormonale tutti gli effetti del THC e del CBD.

Di seguito sono riportati i principali effetti positivi sui seguenti disturbi: dolore, tensione muscolare, problemi di circolazione del sangue, effetti negativi della chemioterapia tra cui nausea e vomito, alcuni disturbi sessuali tra cui impotenza ed eiaculazione precoce, spasmi tra cui quelli della sindrome delle gambe senza riposo o Restless Legs Syndrome in inglese, sindrome premestruale e stati di tensione vari. I cannabinoidi possono essere assunti anche con una tisana. A volte ci vogliono mesi prima di trovare il dosaggio giusto. Un’altra interessante applicazione terapeutica sembra essere la Fibromialgia caratterizzata da dolore muscolare cronico a cui si associa spesso depressione e ansia. In alcuni studi sono riportati sensibili miglioramenti della qualità della vita, del dolore e dei sintomi ansiosi e depressivi in assenza di effetti collaterali di qualsiasi genere. Il paradosso è che i costi delle terapie con cannabinoidi sono ancora molto elevati e che in futuro, con la produzione italiana si possono abbattere questi costi.

Una delle altre anomalie, tutta italiana, è che il prodotto a base di cannabis di pari qualità, sequestrata dalle forze dell’ordine, viene distrutta, mentre si compra a caro prezzo quella che si usa a scopo terapeutico con i malati. In questo momento il ministero ha fissato la cifra che riconoscerà per la coltivazione: 5,93 euro al grammo, cui andranno aggiunte le spese per la distribuzione. Come si vede siamo già ben lontani dagli attuali 22 euro al grammo.77

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