Gli indici di valutazione della riabilitazione psicosociale sono difficili da definire. La riabilitazione, come la psicoterapia fino a qualche tempo fa, sta attraversando un periodo di grande successo e dà origine a molte speranze. Il problema primo però, al di là di certe facili illusioni, consiste proprio nel dare una definizione operativa di riabilitazione e, quindi, nel chiarire quali indici utilizzare. Nel 1980, l’O.M.S. definiva la disabilità come “qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) nel compiere un’attività nel modo e nell’ampiezza considerati normali per un essere umano“. Come si può ben vedere , assomiglia al tentativo di definire la destra sostenendo che è il contrario della sinistra, salvo poi non chiarire cos’è quest’ultima. Probabilmente noi abbiamo degli indici interni di valutazione, anche se non sappiamo bene come esplicitarli. Si può pertanto dedurre che quando valutiamo ciò che facciamo, utilizziamo degli indici comuni. Un’altra cosa chiara che si può affermare, riguarda ciò che non è riabilitazione. Per esempio la socializzazione, la destituzione o l’umanizzazione dell’ambiente sociale non corrispondono a riabilitare, anche se possono rappresentare un terreno fertile su cui operare nel senso riabilitativo. Non ci possono essere degli esclusi, non ci sono persone inadatte alla riabilitazione, bensì esistono proposte riabilitative che non vanno bene per quei determinati pazienti. La riabilitazione è un modo di operare in psichiatria. Gli scenari in cui si svolge la riabilitazione sono la residenza, la rete sociale e il lavoro. Gli operatori posso assicurare in questi scenari una gradualità di interventi, che vanno da un minimo a un massimo della protezione. Essendo la disabilità sociale la causa prima dell’inserimento nel circuito psichiatrico, è possibile, modificandolo, variare tutta la catena emergenziale che si attiva durante le crisi psicotiche, per cui la riabilitazione assume anche il senso della prevenzione. Un modello di terapia e/o prevenzione in psichiatria definito Multifattoriale, deve agire sulla vulnerabilità biopsicologica, sugli stressors ambientali e sui deficit di abilità sociale ivi compresa la famiglia. Da ciò si deduce che i cardini della terapia sono rappresentati dalla farmacoterapia, dalla psicoterapia e dalla riabilitazione. Di quest’ultima è utile sottolineare gli indicatori, cioè quelle informazioni che descrivono le strutture (servizi, personale, ecc.), i processi (azioni degli utenti verso gli operatori e viceversa) e gli esiti. La valutazione corrisponde alla discrepanza tra il reale e l’ideale. Gli indicatori sono degli descrittori della realtà. A ogni indicatore corrisponde un criterio di paragone con ciò che realmente consideriamo di qualità. La riabilitazione deve tendere al massimo sviluppo di autonomia, indipendenza e libertà, cioè i tre parametri con i quali si identifica un adulto. Autonomia, indipendenza e libertà possono essere reputati minimi comuni multipli di tutti gli indicatori di riabilitazione, siano essi considerati sul piano economico (lavoro), personale (cura di sè, autosufficienza), relazionale (famiglia, società). Un’ultima considerazione va fatta sul termine stesso riabilitazione, di derivazione anglosassone, con dei chiari significati negativi. Il termine francese réinsertion (reinserimento), sembra meglio connotare il lavoro e le finalità psichiatriche.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here