Accumulo patologico

Caro dottore, ho 38 anni e le scrivo perché accumulo tantissimi oggetti in ufficio, in macchina, a casa e non riesco mai a buttare via niente. Ha un nome questa caratteristica e cosa significa essere attaccati alle cose?

Francesca, Pisa

Gentile Francesca il Disturbo si chiama Hoarding Disorder (Accumulo Patologico) o Disposofobia (fobia del gettare via). Il quadro clinico è contraddistinto dalla tendenza ad acquisire un gran numero di oggetti, spesso del tutto inutili, e dalla incapacità di gettarli via. La difficoltà di liberarsi degli oggetti indica qualsiasi forma di smaltimento fra cui buttar via, vendere, dare via o riciclare. Questa tendenza ad accumulare oggetti, in genere di scarso o senza alcun valore, limita fortemente l’uso degli spazi domestici e genera livelli significativi di disagio e compromissione del funzionamento quotidiano, tanto in coloro che ne soffrono quanto nei loro familiari. L’accumulo può interessare di tutto: giornali, pubblicità, libri, sacchetti di carta, plastica, chiodi e viti, utensili, soprammobili e altri oggetti vecchi e spesso in pessime condizioni, oggetti deteriorati e a volte in pessime condizioni igieniche. A volte si comincia ispirandosi al vecchio adagio che tutto può tornare utile. In passato, soprattutto quando il livello di benessere economico era inferiore, la tendenza a non buttare oggetti che sarebbero risultati eventualmente utili aveva sicuramente un aspetto più funzionale. Basti pensare che una nazione più povera come Cuba si è trasformato nel tempo in una fabbrica di riclicaggio di enormi dimensioni, per poter sopperire alla scarsità di ricambi dovuti all’embargo. Vi sono diverse motivazioni alla base dell’accumulo patologico tra cui: Attaccamento emotivo agli oggetti, preoccupazione ed evitamento degli sprechi, motivazioni estetiche, contenuto informativo dell’oggetto (come quotidiani, riviste etc.). L’attaccamento alle cose spesso rappresenta una confusione d’identità tra oggetti inanimati e persone. Il disturbo è curabile e guaribile con la farmacoterapia e la psicoterapia preferenzialmente di tipo cognitivo comportamentale. Per un approfondimento può andare sul mio sito web www.psicopoli.com dove sono stati pubblicati due articoli sull’argomento. Un caro saluto.

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