I più bravi a scuola hanno dalla loro parte anche la genetica.
In un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature, sono stati individuati 74 marcatori genetici che influenzano il successo scolastico. Si tratta dello studio più ampio mai fatto fino a oggi, sono state coinvolte 300mila persone provenienti da 15 paesi tra Europa e Stati Uniti, anche l’Italia ha fatto la sua parte con 10mila soggetti; lo studio è stato inoltre condotto in collaborazione con il Cnr dai quali database sono stati prelevati alcuni dati per la ricerca.
Gli autori hanno messo in relazione la presenza di alcuni geni nelle sequenze di DNA con il livello d’istruzione, considerato come anni passati all’interno dell’istituzione scolastica, senza ovviamente considerare gli anni fuori corso.
Dai risultati ottenuti emerge che ognuno di questi 74 geni contribuisce all’incremento di 5 settimane di studio nella vita di un individuo; è evidente che il contributo di un singolo gene è poco significativo ma nel complesso incidono per il 20% su risultati scolastici e livello d’istruzione raggiunto. Resta di fondamentale importanza, con una percentuale pari a 80, l’impegno individuale, l’educazione ricevuta e quindi gli stimoli ambientali e l’ambiente sociale nel complesso.
Gli autori comunque ci mettono in guardia sulla possibilità, almeno per ora, di utilizzare dati di genetica come quelli raggiunti, per fare una previsione o una valutazione sul livello di istruzione che una persona può raggiungere; sicuramente ci sono molte altre e importanti variabili che influenzano la performance scolastica e che mitigano l’espressione genetica, per esempio lo status socio-economico ed educativo della famiglia di un bambino.
Christopher Chabris – co-autore della ricerca, uno psicologo cognitivo che lavora presso l’Union College di Schenectady (NY) – ci spiega: “C’è una convinzione di lunga data secondo cui le differenze genetiche tra le persone non sono rilevanti per gli studi delle scienze sociali. L’elemento principale di questa ricerca potrebbe essere aumentare la consapevolezza che la differenza genetica è importante, e ora possiamo iniziare a capire come e perché.”
Leggi l’articolo originale, in inglese, pubblicato su Nature.