La Pazza Gioia di Virzì: un approccio inusuale al disagio mentale

Nella cinematografia di Paolo Virzi la tematica della follia, affrontata direttamente o soltanto accennata, e sempre con molto garbo, è una costante. E lo è, anche se forse in modo meno pervasivo, anche per Francesca Archibugi, che non di rado ha trattato questo delicato argomento.

Nell’ultimo film del regista livornese, scritto con la Archibugi e presentato pochi giorni fa alla 69ª edizione del Festival di Cannes, la follia, o, per meglio dire, il disagio mentale, è però esattamente al centro della narrazione.

La pazza gioia, un titolo in puro stile Virzì, parla di due donne, interpretate da Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi, affette da disturbi mentali e in custodia giudiziaria presso una comunità terapeutica

Prende spunto da una storia che potrebbe essere vera, e che in ogni caso vuole essere verosimile, per parlare di temi scomodi, come i diritti dei malati, le ingiustizie, le violazioni alla vigente legislazione in merito agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Anche utilizzando simboli inequivocabili, come l’iconico Cavallo azzurro che campeggia all’ingresso della comunità terapeutica e che richiama le battaglie di Franco Basaglia.

Il film, che nelle intenzioni del regista si prefigge comunque di mantenere, per quanto possibile, il consueto tono leggero e malinconico, è basato su un’accurata ricostruzione di luoghi, come l’ospedale Villa Biondi, e di situazioni, frutto della collaborazione e dei racconti di psicoterapeuti e di paramedici che hanno vissuto in prima persona le esperienze degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Un approccio inconsueto che speriamo possa servire a stimolare l’interesse anche dei non addetti ai lavori verso argomenti tanto importanti quanto, probabilmente, fin troppo poco conosciuti.

Il film esce nelle sale italiane il 17 Maggio.

Photo credit: Epoché via Foter.com / CC BY-NC-SA

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