Quello strano malessere che arriva con le Feste

Gli americani l’hanno definita Christmas Blues, depressione del Natale. Ma a cosa è dovuto questo anomalo stato d’animo, oscillante tra la malinconia e irritabilità, che spesso rischia di rovinare le feste non solo a chi ne soffre ma anche al resto della famiglia?
«Ogni anno con l’avvento delle festività – spiega Luciano Giacobbe, neuropsicologo all’Asl Roma C – un numero sempre crescente di persone entra in una spirale psichica di poca motivazione alla relazione, scarso entusiasmo, tono dell’umore depresso, ridotte pulsioni dirette alla soddisfazione e al piacere. Si tratta di una tipologia di depressione reattiva, non endogena – dovuta cioè a cause interne all’individuo – ma che risente delle spinte ambientali, soprattutto quelle mediatiche, che specialmente negli ultimi anni sono diventate fortissime. Potremmo definirla quindi una sindrome stagionale indotta, che ha poco a che fare con la psicologia clinica in senso stretto e che è più inquadrabile in un fenomeno sociologico e sistemico».
Non è detto che a soffrirne siano persone normalmente inclini a stati depressivi: il Christmas Blues può colpire chiunque, all’improvviso. E nella maggior parte dei casi, così come arriva, se ne va. «Spesso chi risente della depressione natalizia – conferma il neuropsicologo – non ha avuto episodi significativi dello stesso genere durante il resto dell’anno e non soffre di patologie dell’umore. Cosa induce dunque in loro questo peculiare stato psicologico? Una possibile risposta che escluda il contesto sistemico (ambiente, interazione sociale) sarebbe parziale e riduttiva. Se analizziamo, infatti, il battage mediatico natalizio che inizia ormai ai primi freddi autunnali con televisione, radio e internet che maniacalmente catapultano in un’aria di festa, attività commerciali che lusingano e illudono tutti di poter ottenere sfarzo, lusso e benessere, indipendentemente dal reddito personale. Allora ci si rende conto dell’enorme bolla speculativa costruita ad arte intorno alle feste. Festività che perdono lo spirito primigenio di solidarietà, di sobrietà, di rito della memoria umile, sofferto, votato al sacrificio e alla dedizione disinteressata verso il prossimo e si trasformano in un forzato “buonismo sociale”, nel divertirsi a ogni costo, nel consumare a ritmi vertiginosi beni materiali, sentimenti ed emozioni. Tutto questo produce in persone sensibili a questa tematica, in una particolare fase del ciclo di vita, una forte dissonanza emotiva e una disforia – una, cioè, incongruenza tra il tono dell’umore interno e le situazioni ambientali – che porta ad accumulare rabbia e irritabilità per il contesto sociale, una incapacità di sentire l’atmosfera delle festività, una depressione psichica che è tipicamente legata a questo particolare momento dell’anno».
A soffrirne di più sono soprattutto le persone a partire dai 30-40 anni, quelle cioè che hanno responsabilità importanti, a livello lavorativo e familiare, «specie – spiega il dottor Giacobbe – se hanno una situazione di partenza poco gratificante, se sono persone con frustrazioni, sogni irrealizzati con cui fare i conti. Spesso questo malessere colpisce chi lavora molto: per questo può essere importante progettare qualcosa di nuovo, rispolverare vecchie passioni. Oppure uscire, andare in giro a fare shopping: non occorre spendere molti soldi, cosa che tra l’altro farebbe nascere pure sensi di colpa, ma basta comprare piccoli oggetti, per assaporare il piacere di scoprire cose nuove, sceglierle, per rinforzare la propria autostima».
Come comportarsi se l’umore non ci permette di condividere in famiglia l’allegria che ci si aspetterebbe nei giorni di festa? Defilarsi e declinare gli inviti, o sforzarsi invece di essere presenti, facendo, come si suol dire, “buon viso a cattivo gioco”? «Ogni forzatura – spiega ancora lo psicologo – non è produttiva: scappare, trovare scuse per sottrarsi alle cene familiari, soprattutto se si ha un senso della famiglia alto, è comunque una forzatura ed è controproducente nella maggior parte dei casi. Meglio allora non opporre resistenze al proprio malessere, accettarlo, e aspettare che passi, coscienti che si esaurirà da solo, non appena finiranno le feste. La depressione del Natale di solito non deve destare preoccupazioni, non c’è bisogno di fare ricorso a farmaci né di rivolgersi a un medico. Un po’ come avviene con la depressione post partum, che colpisce le neomamme, anche quella natalizia va via naturalmente, al massimo nel volgere di un paio di mesi. Solo nei rari casi in cui il malessere non scompare, ma si protrae nel tempo, per più di sei mesi, allora probabilmente è opportuno chiedere aiuto a uno specialista».

 

VERO Salute
Photo credit: Steven Leonti via Foter.com / CC BY
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