Arrossire in certe situazioni sociali, senza un’apparente ragione o in seguito a un pensiero che passa per la mente, causa  spesso un grande imbarazzo alla persona coinvolta. E quanto più si cerca di nascondere questo stato d’animo palese e visibile a tutti, tanto  più il colore si accentua. Roba che, se prima il viso era rosso fuoco, ora è diventato viola e tutto imperlato da macchie di sudore. Si tratta di eritrofobia, un’esagerata paura di arrossire in determinate circostanze sociali. In tanti ne soffrono, adulti e ragazzi come Giulia di Roma, che scrive a Vero: « non ce la faccio più. Oggi in treno sono diventata rossa come il fuoco, perchè mi sentivo terribilmente osservata e questa persona non era nemmeno seduta accanto a me. Ho cercato di non pensarci ma sono divenuta lo stesso viola! Per non parlare in classe: arrossisco di continuo per un nonnulla». «Tecnicamente l’arrossire potrebbe anche essere gestito attraverso la gestione dei pensieri e delle emozioni, nonché del comportamento e la psicoterapia è il primo e fondamentale approccio terapeutico per cercare di risolvere il problema», spiega il dottor Ascanio Vaccaro, psichiatra e psicoterapeuta di Milano. Vediamo allora di analizzare insieme al nostro esperto le cause e i rimedi di questa sindrome fobica.

Lo sguardo degli altri scatena la crisi  VERO

La persona che arrossisce, in realtà, induce negli altri spesso più tenerezza che sentimenti negativi o addirittura aggressivi. Purtroppo interiormente vi è una lacerante percezione di vergogna che può portare non di rado a tentativi di camuffamenti con trucchi pesanti o con abbondante abuso di lampade abbronzanti, oppure ancora all’adozione di occhiali da sole che nascondono gli occhi e buona parte del volto. Sì, perché è proprio l’essere sotto lo sguardo degli altri che scatena le crisi: maggiore è la consapevolezza di questa vulnerabilità, più crescono le conseguenze. Infatti il soggetto tenderà a evitare tutte le situazioni scatenanti con limitazioni sempre più gravi. Quando l’arrossire è accompagnato da queste limitazioni, va considerata la presenza di un disturbo psichico che va sotto il nome di ansia sociale per il quale sono necessarie cure specifiche.

Non si cura con i farmaci  FALSO

Esistono vari modi per affrontare i problemi legati all’eritrofobia. Si può porre rimedio attraverso la psicoterapia, ma anche altrettanto efficacemente con gli psicofarmaci. Il vantaggio della psicoterapia è che in genere lascia un apprendimento o, ancor di più, una maturazione che nessun farmaco è in grado di indurre.

  • Psicoterapia

L’arrossire in pubblico può essere ben gestito dalla terapia cognitivo-comportamentale che insegna in un arco di tempo di circa sei mesi come gestire le emozioni, gli schemi disfunzionali e i comportamenti disadattativi. L’efficacia di tale terapia è ben documentata e la letteratura internazionale è piena di pubblicazioni che lo attestano. Una terapia ancor più completa, ma con tempi più lunghi, può modificare in modo significativo anche le vulnerabilità strutturali, legate alla personalità (o come qualcuno preferisce definire, carattere). La psicoterapia va comunque considerata la prima soluzione al problema.

  • Terapia farmacologica

La psicoterapia può anche essere integrata con una terapia psicofarmacologica. Quest’ultima terapia può ovviamente essere utilizzata a prescindere dalla psicoterapia, pur con i limiti sopra segnalati. I farmaci di gran lunga più utilizzati appartengono alle due grosse categorie degli ansiolitici e degli antidepressivi di nuova generazione. Difficilmente in mani esperte non si raggiungono buoni risultati.

  • Intervento chirurgico: Simpatectomia toracoscopica

Esiste anche un intervento chirurgico di simpatectomia che ha lo scopo di interrompere le vie nervose che trasmettono i segnali ai vasi della cute del viso. L’intervento funziona in un buon numero di casi, ma in linea di massima non se ne vede una buona ragione d per applicarlo vista la grande efficacia della psicoterapia e della psicofarmacoterapia. Per chi proprio lo desidera, comunque bisognerà metter in conto una piccola cicatrice nascosta sotto l’ascella e la presenza di una piccola clip di titanio sul nervo simpatico, la qual cosa di norma non danneggia la struttura del nervo.

Esiste una forma leggera e una più grave  VERO

Le persone che soffrono di eritrofobia possono essere distinte in due gruppi: al primo appartengono quelle affette da una forma meno grave; in questi casi si cerca di reagire al disturbo con un notevole dispendio di energie psichiche, per cercare di controllare la situazione. Al secondo gruppo appartengono i casi più gravi che possono anche complicarsi con disturbi d’ansia cronici o disturbi depressivi più o meno gravi.

Si tende ad isolarsi  VERO

Nei casi in cui si verificano delle situazioni estreme del fenomeno, potrebbero svilupparsi delle vere e proprie sindromi fobiche che portano a delle complicazioni nelle persone per quanto riguarda il contatto con il prossimo, si sviluppa un enorme imbarazzo sociale e porta la persona affetta da eritrofobia all’isolamento.

Non minaccia l’autostima  FALSO

Quando ci si trova insieme alle altre persone si prova un senso di imbarazzo e insicurezza, questo implica una sensazione di inferiorità di fronte agli altri con una conseguente astensione dall’esprimere le proprie opinioni anche se si è convinti che siano altrettanto valide. In realtà non solo l’eritrofobia può minare l’autostima, ma può essere l’epifenomeno (ciò che si vede in superficie) di una preesistente bassa autostima.

Compromette anche il lavoro  VERO

Tale fenomeno provoca numerosi problemi secondari legati a tutto quello che ruota intorno alle relazioni sociali. Nell’ambito lavorativo, per esempio, si tende a scegliere delle professioni dove non sia presente il contatto con il pubblico e ci sia un ambiente con pochi collaboratori, si evitano avanzamenti di carriera o incarichi di maggiore responsabilità e, il più delle volte, questo problema porta le persone a scegliere delle professioni al di sotto della loro effettive capacità.

VERO Salute
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