Film e neuroni specchio

Vi siete mai chiesti come mai i film sembrano così reali? Perché ci immedesimiamo così tanto con i personaggi e soprattutto perché ci emozioniamo come loro e con loro?

Vittorio Gallese – neuroscienziato dell’Università di Parma, facente parte del gruppo di studiosi che nel 1992 ha individuato i famosissimi neuroni specchio – e Michele Guerra – docente di Teorie del Cinema all’Università di Parma – spiegano l’interessante relazione tra la proiezione cinematografica e le reazioni neuropsicologiche dello spettatore, nel saggio “Lo schermo empatico – Cinema e Neuroscienze”.

«Il nostro scopo è usare i neuroni per capire di cosa è fatta la magia del cinema, e al tempo stesso capire come mai, grazie al cinema, passiamo dalla finzione alla realtà», afferma Gallese. Spesso quando guardiamo un film quasi ci dimentichiamo di tutto il resto e ci immergiamo nell’esperienza che stiamo facendo. Sappiamo che si tratta di finzione, eppure ci facciamo coinvolgere dalla storia narrata, il tempo passa più velocemente, ci emozioniamo, ridiamo, piangiamo, abbiamo paura. Ci identifichiamo con i personaggi al punto che pensiamo a quello che faremmo al posto loro.

Secondo la Teoria della simulazione incarnata, che si basa sulla scoperta dei neuroni specchio, l’osservazione di azioni prodotte da altri individui induce nel cervello dell’osservatore l’attivazione dei medesimi circuiti nervosi che sono deputati a controllare l’esecuzione di quell’azione, producendo una simulazione automatica definita, appunto, simulazione incarnata. È quindi il nostro cervello che in primis ci porta a pensare di essere il personaggio e reagisce come se effettivamente lo fossimo.

«Il cinema fa lo stesso, e pur senza conoscere nulla di neuroscienza ha inventato vari trucchi», spiega Michele Guerra. Infatti, le tecniche di ripresa cinematografica che hanno un effetto maggiore sullo spettatore sono quelle che simulano più accuratamente il modo in cui muoviamo lo sguardo e spostiamo la nostra attenzione nell’ambiente. La steadycam ad esempio «Dà più immedesimazione perché è il movimento più naturale – spiegano Gallese e Guerra – quando lo vediamo ci emoziona, perché è simile alla nostra esperienza».

Il libro è stato pubblicato da Raffaello Cortina Editore

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