Le infiltrazioni di botulino nei muscoli del viso se da una parte distendono le rughe d’espressione e donano un aspetto più giovanile alla pelle, dall’altra, provocando delle leggere paralisi, minano la capacità di comprendere le espressioni del viso.
Gli scienziati del SISSA spiegano che questa conseguenza dipende da un temporaneo blocco del feedback propiocettivo, il processo che ci aiuta a comprendere le emozioni degli altri riproducendole su noi stessi.
Ormai gli interventi e i cosiddetti ritocchini a base di botox ormai non sono solo un lusso delle celebrity nostrane e internazionali, ma interessa un gran numero di persone più comuni.
Una conseguenza difficilmente prevedibile ha a che fare con la sfera delle emozioni, in particolare con la percezione delle informazioni emotive e delle espressioni facciali.
Spiega Jenny Baumeister, ricercatrice della Scuola Internazionale di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste prima autrice di uno studio pubblicato sulla rivista Toxicon :“La paralisi dei muscoli facciali, temporanea per fortuna, che questa tossina provoca, peggiora la nostra capacità di cogliere il significato delle espressioni sul viso degli altri”
L’intuizione di Baumeister ha origine in una teoria scientifica molto nota, quella dell’embodiment: l’idea è che il processamento a livello cognitivo delle informazioni a contenuto emotivo, per esempio le espressioni del viso, passi anche attraverso la riproduzione delle stesse emozioni sul nostro corpo. Come dire che quando osserviamo un sorriso la nostra faccia tende a sorridere a sua volta (spesso in maniera impercettibile e incosciente) mentre cerchiamo di capire la natura di quell’espressione.
Se però i nostri muscoli sono paralizzati dal Botox, ecco che il processo può diventare più difficile.
Jenny Baumeister ha sottoposto a una serie diversificata di test atti a valutare la comprensione delle espressioni emotive un campione di soggetti, immediatamente prima e dopo un paio di settimane da un trattamento estetico a base di Botox, e le ha confrontate con le stesse misure in un campione analogo di soggetti che però non hanno ricevuto alcun trattamento. Non importa quale fosse il tipo di misura (giudizi o tempi di reazione) l’effetto della paralisi era evidente.
L’effetto negativo è molto chiaro quando le espressioni osservate non sono molto marcate. Quando il sorriso è aperto ed evidente, i soggetti non hanno invece difficoltà a riconoscerlo anche se sono stati sottoposti al trattamento – spiega Francesco Foroni, ricercatore della SISSA che ha coordinato lo studio – Per gli stimoli molto intensi la differenza nella prestazione, pur osservando una chiara tendenza al peggioramento, non era significativa. Per gli stimoli ‘ambigui’ invece, più difficili da cogliere, l’effetto della paralisi era molto forte.
L’osservazione conferma l’assunzione che almeno in parte i processi embodied ci aiutano nella comprensione delle emozioni. Inoltre suggerisce che l’influenza negativa del Botox può manifestarsi proprio nelle situazioni in cui questo aiuto potrebbe rivelarsi più utile. Pensate a una normale conversazione fra due individui, dove la comprensione reciproca è fondamentale per una corretta interazione sociale: fallire nel cogliere delle sfumature emotive o dei cambiamenti repentini nell’umore dell’altro può fare la differenza fra uno scambio di successo e uno fallimentare.
Fonte: State of Mind