I sensation seeker, persone che ricercano emozioni da stimoli intensi, hanno uno spessore corticale inferiore nelle aree implicate nel controllo cognitivo.
Chi di noi non ha mai sognato la “vita spericolata” cantata da Vasco? Ci sono persone, uomini e donne, che sono alla continua ricerca di emozioni intense – scalate, precipizi, velocità, pericolo, sport estremi – tutto va bene purché sia adrenalinico!
Il primo a parlarne fu Zuckerman all’inizio degli anni ’70, definendo il sensation seeking un tratto di personalità e non un disturbo psichiatrico. Le caratteristiche più specifiche e peculiari dei sensation seeker sono quattro:
- ricerca di tensione e avventura attraverso lo svolgimento di attività estreme, anche molto rischiose;
- ricerca di esperienze sensoriali, mentali o sociali nuove e anticonformiste;
- disinibizione e preferenza per attività “senza controllo” come bere estremo, promiscuità sessuale e feste selvagge;
- intolleranza verso situazioni e/o persone ripetitive e noiose
Molti adolescenti potrebbero essere definiti sensation seeker, ma l’adolescenza è una finestra temporale in cui la personalità deve ancora definirsi e così come le capacità di gestione e controllo della propria vita e delle proprie azioni.
In un recente studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, più di 1000 giovani adulti, dopo aver compilato questionari specifici sul loro stile di vita, sono stati sottoposti a risonanza magnetica.
Dai risultati è emerso che, chi mostrava tratti più spiccati nella ricerca di emozioni e impulsività, presentava uno spessore corticale minore nelle aree deputate al “controllo cognitivo” come il cingolato anteriore e il giro frontale mediale. Tali evidenze correlavano positivamente con l’uso di alcool, tabacco e caffeina.
Il sensation seeking, quindi, potrebbe avere una base genetica con differenze cerebrali specifiche.
Fonte: Zuckerman (1971) Dimensions of sensation seeking. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 36(1), 45-52