Spesso siamo noi che generiamo e infondiamo in noi stessi ansia eccessiva. Ciò però risulta importante per ricordarci che possiamo lavorare sui nostri pensieri per ridurre tale ansia e stare meglio.

Molte ricerche dimostrano che spesso l’ansia ci assale sulle cose che diciamo agli altri, diciamo a noi stessi o per esempio per come ci lasciamo trattare dagli altri.

Risulta pertanto fondamentale comprendere cosa fa raggiungere il picco alla nostra ansia, e una volta scoperto si può lavorare per ridurla.

Lo psicoterapeuta Casey Radle, specializzato nella cura di ansia e autostima presso l’Eddins Counseling Group a Houston (Texas), illustra quali sono alcune modalità di pensiero errate e disfunzionali (Bias cognitivi) in cui spesso cadiamo e che amplificano la nostra ansia, tendiamo a interpretare erroneamente e magari catastrofizzare gli eventi:

CONSIDERARE I NOSTRI DUBBI, FATTI REALI

Per esempio, quando ci troviamo a uscire con una persona che ci piace molto, noi la invitiamo a un nuovo appuntamento, ma se, dopo un po’ di ore, non riceviamo nessun segnale (messaggio, chiamata…) dall’altro, secondo Radle, iniziamo a interpretare gli eventi, e quello che accade dentro di noi potrebbe riassumersi in questo tipo di pensiero: “Oh mio Dio, lui/lei non è interessato a me e non vuole vedermi mai più. Io non sono abbastanza per lui/lei, e ho sprecato la mia chances per questa relazione. Come ho potuto essere così stupido da pensare che qualcuno di così meraviglioso avrebbe voluto stare con uno come me?” E così iniziamo a sentirci respinti, prima ancora di sapere cosa l’altra persona stia pensando o prima di darle la possibilità di rispondere. Lasciamo che siano le nostre insicurezze a dirigere il racconto degli eventi, senza alcuna informazione reale, dando per scontato che tali insicurezze siano dure e fredde verità.

PREVEDERE IL PEGGIO

In questo modo possiamo descrivere ciò che avviene quando la nostra mente finisce in un luogo buio e cavernoso, pieno di tutti gli scenari peggiori e più catastrofici possibili e ci fa inevitabilmente saltare a conclusioni terribili quali: esami finali falliti, incidenti di ogni genere e delusione di persone care ecc.

Per esempio, arrivi a lavorare e il tuo capo dice che vuole un incontro con te più tardi. Non ti dice il motivo e questo, secondo Radle, giustifica il tuo iniziare a ripeterti: “Finirò nei guai. Il mio capo vuole licenziarmi, già lo so”.

Ecco che di nuovo, ancora prima di partecipare alla riunione, si è già dato per scontato tutto quello che accadrà, e niente di ciò che viene previsto ha carattere positivo.

NON CONSIDERARE LE NOSTRE ESIGENZE

È proprio così: trascurare i nostri bisogni di base può rinforzare l’ansia. Risulta necessario appunto comprendere se si sta dormendo abbastanza, se ci si sta nutrendo con alimenti adeguati, se ci si sta prendendo delle pause adeguate. È dura essere rilassati quando si è in giro, con la quarta tazza di caffè in mano, trascinati qua e là dalla lista di cose da fare, insicuri su quale sia l’ultima volta che si è stati seduti.

Lo stesso vale, in termini di ansia, per la mancata demarcazione e preservazione dei confini nella relazione interpersonale.

Cosa può aiutarci? Secondo quanto suggerito da Radle, quello che può aiutarci è:

  • Fare a noi stessi dei discorsi d’incoraggiamento e parlarci con un tono maggiormente compassionevole;
  • Considerare, quando non conosciamo interamente i fatti, molteplici scenari, evitando di riempire i pezzi mancanti in modo da realizzare una storia che rafforzi il pensiero ansioso;
  • Quando ci accorgiamo di saltare a conclusioni affrettate o di tentare la lettura delle menti altrui, ricordarci, in modo gentile, che sono cose che non possiamo proprio conoscere;
  • Onorare i nostri bisogni: dormire abbastanza, prendersi delle pause, impegnarsi in attività divertenti, rispondere alle proprie esigenze fisiche, emotive, mentali e spirituali;
  • Stabilire dei confini e denunciare apertamente quando questi vengono varcati da qualcuno: non possiamo aspettarci che la gente li conosca istintivamente; dobbiamo comunicarli in modo chiaro e se abbiamo bisogno di maggiori informazioni, aiuto, tempo o altro, non dobbiamo aver paura di chiedere.

Fonte: State of mind

 

Photo credit: l’ansia" (CC BY-NC-SA 2.0) by  MiddleMarta
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