Il lavoro è una parte centrale nella vita dell’uomo, non solo perché consente di avere un ritorno economico fondamentale per il sostentamento ma per molti altri aspetti personali, psicologici e sociali. Come afferma il Document for the National Governors Association (2007) l’attività lavorativa impegna gran parte della giornata dando occupazione e routine quotidiana, la possibilità di avere obiettivi che motivano e il cui raggiungimento aumentano il senso di autoefficacia e autostima. L’attività lavorativa ha un ruolo centrale per il senso di benessere personale e a livello sociale fornisce un contesto di relazione e interazione dove è possibile ritrovare supporto sociale e riconoscimento a livello lavorativo e personale.
La perdita dell’impiego, ovvero la disoccupazione, o la difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, ovvero l’inoccupazione, rappresentano un tema molto importante e complesso che coinvolge diversi aspetti. La mancanza o diminuzione delle entrate economiche mette profondamente in discussione la sicurezza economica e la possibilità di mantenere lo standard di vita a cui si era abituati, qualunque questo fosse, fino a portare alla necessità della rinuncia. Le difficoltà di sostentamento di sé e della propria famiglia hanno un impatto molto importante sull’immagine di sé e sulla percezione della propria capacità ed efficacia. Il lavoro svolge una funzione identitaria importante nel senso di definizione di sé e del proprio valore.
La perdita del posto di lavoro, la minaccia di non riuscire a conservarlo, pone l’individuo di fronte a una transizione, un cambiamento che richiederà un importante investimento di risorse ed energie personali. Si può arrivare a percepire un senso diffuso di perdita di controllo e dall’altra parte l’urgenza che può essere presente spinge la persona a cercare di riorganizzarsi velocemente. Ci si chiederà: ho perso il lavoro per colpa mia? Ho sbagliato qualcosa? Riuscirò a farcela? A chi posso chiedere aiuto?
L’aspetto centrale è l’incertezza verso il futuro, quel senso di sperdimento e insicurezza che spaventa profondamente. È quello che Zygmunt Bauman (2008) definisce paura liquida: «La paura più temibile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; […], la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. ‘Paura’ è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare.»