Lo stalking, termine anglosassone che indica l’atto di fare la posta ad una preda, cacciare, inseguire, braccare, rappresenta una forma di violenza psicologica e a volte anche fisica. Lo stalking è un insieme di atti molesti e minacciosi, tra cui pedinamenti, telefonate anonime, o altri messaggi a sfondo persecutorio o incutenti paura. Il molestatore spesso attacca la cornetta del telefono dopo la risposta della vittima. A volte le minacce riguardano l’utilizzo di materiale (foto, filmati …) o la divulgazione di informazioni private o “compromettenti”. La pubblicazione su internet o la divulgazione in certi ambienti (università, lavoro, luoghi ricreativi … ) sono tra i più comuni ricatti utilizzati allo scopo di ottenere un incontro o l’assenso a rapporti sessuali e/o affettivi.

La molestia ha lo scopo di mettere la vittima in uno stato di soggezione. In genere si crea uno stato di terrorismo psicologico in cui la vittima sente compromessa la sua serenità, si sente braccata e prova spesso un senso di impotenza. Non è infrequente lo sviluppo di veri e propri disturbi d’ansia. A farne le spese sono principalmente le donne con una percentuale che supera l’80%. Prima dell’introduzione della legge in Italia, nel 50% la persecuzione si concretizzava in atti di violenza fisica più o meno gravi; nel 10% si traduceva in omicidi.

Nondimeno la vittima spesso collude con il suo torturatore e talvolta lo giustifica. A volte questo accade in virtù del precedente rapporto d’amore o d’amicizia. Paradossalmente l’impegno e l’energia che lo stalker investe viene scambiato per amore e, seppur vissuto come violenza, viene pur sempre considerato segno di attaccamento. Il molestatore del resto alterna momenti di aggressività a momenti di pentimento e di espressione di buoni sentimenti. La gelosia del persecutore corrisponde in pieno al concetto di possesso totale, per cui la logica che sottende lo stalking è quella che “o sarai mia o di nessun altro”. Accade che la vittima a sua volta oscilli e assuma atteggiamenti ambivalenti espressi in modo variegato. Talvolta si verifica l’insorgenza di disturbi della sfera affettiva, relazionale e sociale.

Il persecutore, in alcuni casi, arriva a forme esacerbate di maltrattamenti pur di ristabilire la relazione. La vittima a sua volta riesce a sprecare energie per tentare di convincere invano il persecutore a interrompere le sue azioni, cosa che in genere porta ancor di più il molestatore a continuare la sua opera distruttiva. Delle volte lo stalker arriva alla conclusione estrema che “se non sarai più mia non lo sarai nemmeno di nessun altro”.

Dal punto di vista operativo per interrompere lo stalking sarebbe molto meglio se la vittima, con chiarezza e in modo deciso, avvisasse di non essere più interessata alla relazione o di non esserlo mai stata e negasse l’autorizzazione a qualsiasi ulteriore canale di comunicazione.

Occorre peraltro coinvolgere e avvisare amici e familiari degli avvenimenti. Quando si superano certi limiti bisogna far intervenire le forze dell’ordine, che possono diffidare il molestatore nel proseguire la propria azione. La legge prevede che il questore possa emettere un “ammonimento” che obbliga lo stalker ad interrompere la sua condotta. L’autorità può inoltre emanare una misura cautelare che è definita “divieto di avvicinamento” ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Spesso questi accorgimenti sono in grado di far cessare lo stalking. Qualora non fossero rispettati i provvedimenti emessi il questore può procedere d’ufficio rispetto al reato. Ciò toglie alla vittima il compito di denunciare il molestatore e per certi versi riduce le eventuali ritorsioni.

Naturalmente il discorso si complica se lo stalker s’inventa una relazione che non c’è mai stata se non nella sua fantasia o peggio nel suo delirio. La competenza allora passa anche ai servizi psichiatrici territoriali, oltre che alle forze dell’ordine.

Per fortuna le cose stanno cambiando da quando in Italia è stato introdotto il reato di stalking con il D.L. 23 febbraio 2009 n. 11, convertito poi in legge 23 aprile 2009 .n 38 che introduce l’art. 612 bis c.p. intitolato “atti persecutori”. La pena con reclusione prevista varia da sei mesi a quattro anni e può essere aumentata della metà se il reato viene commesso ai danni di un disabile, di un minore, di una donna gravida oppure se si è stati ammoniti dal questore o si è in possesso di armi. Il reato si configura qualora con minacce o molestie si induce una modifica delle abitudini di vita e un perdurante stato di paura/ansia relativo alla propria incolumità o a quella di persone care.

Le forze dell’ordine o alcuni centri antiviolenza forniscono a chi lo richiede l’agenda “Alba”, ideata dalla criminologa A.C. Baldry e dal magistrato F. Roia e realizzata dall’associazione “ChiamaMilano” e da “Differenza Donna” di Roma. Il diario è un utile strumento per annotare gli stati emotivi generati dallo stalker, nonché importanti informazioni per la ricostruzione dei fatti da parte delle forze dell’ordine qualora si dovesse arrivare ad un procedimento penale.

L’errore più grave che si può commettere è quello di far si che l’azione di stalking resti un fatto privato, una specie di “segreto” tra il molestatore e la vittima. Denunciare il reato e condividere il problema con persone fidate è la cosa migliore da fare.

UN CASO PARTICOLARE DI STALKING
Il caso che segue, accaduto alla sig.ra P.G. (il nome è di fantasia), è emblematico di tanti altri e nello stesso tempo molto particolare. Si tratta di un caso in cui non vi era stata alcuna relazione precedente, anzi i due praticamente non si conoscevano se non di vista. Ben rappresenta come all’improvviso e senza alcuna ragione apparente la vita possa diventare un incubo. Lo stalker è una persona con un importante disturbo di personalità antisociale. La signora P. che vive in Brianza è una persona in gamba, determinata, che sa cosa vuole dalla vita. Fino ad allora ha vissuto in modo soddisfacente e piacevole. Un bel giorno il suo futuro persecutore decide che lei deve diventare la sua amante. Inizia così tra il serio e il faceto una strategia di corteggiamento a cui si aggiungono episodi di minaccia e di danni alle cose e, a volte, anche alle persone. Il rapporto con la vittima designata si può ben considerare ai confini della realtà, non senza sconfinare di tanto in tanto in territori che con la realtà non hanno più nulla a che vedere.

Il rapporto è totalmente unilaterale, a senso unico e paradossalmente senza una vera e propria finalità pragmatica. Lo stalker non sembra mirare ad ottenere vantaggi economici, nonostante le sue minacce intese ad ottenere del denaro. In realtà, infatti, ci rimette di tasca sua tra risarcimenti e spese legali visto che la vittima, dopo una lunga serie di tentennamenti, sporge denuncia e comincia ad ottenere un seppur parziale intervento della giustizia a suo favore. Lo stalker non lesina nemmeno energia e tempo per portare avanti i pedinamenti, gli inseguimenti e le altre attività di persecuzione tese a dimostrare la sua inquietante presenza ovunque e in qualsiasi momento.

Non sembra nemmeno che lo stalker agisca sulla sua “preda” per un diretto vantaggio in termini sessuali. Più che accampare pretese sul piano relazionale non fa, se si esclude un episodio in cui riesce ad obbligare con la forza la P. a concedergli un bacio sulle guance. Perlopiù si limita a minacciare atti sessuali atteggiandosi a uomo ipervirile. Il terrore si impadronisce della signora P. che modifica tutte le sue abitudini di vita e pur avendo fatto intervenire, familiari, amici, forze dell’ordine e persino guardie del corpo non riesce a far interrompere la persecuzione. Il molestatore non indietreggia di fronte a nulla, nemmeno in seguito alle disposizioni del giudice finché non viene arrestato per violenza privata e, in seguito all’introduzione della legge sullo stalking, per quest’ultimo reato.

La vera finalità di quest’azione di stalking è sembrato l’incutere terrore, imporre un rapporto di potere assoluto sulla sua vittima designata. In questo caso non era importante chi, poteva essere anche un’altra persona, ma avrebbe preservato le stesse modalità. Del resto l’autore delle molestie era già noto alle forze dell’ordine per comportamenti simili nei confronti di altre donne dello stesso luogo. La peculiarità di questo caso è che senza alcun motivo logico lo stalker irrompe nella vita della perseguitata imponendosi a dispetto di tutte le più elementari norme sociali, delle leggi e degli stessi rappresentanti della legge. La vittima peraltro all’inizio sicuramente ha sottovalutato l’impatto di certi comportamenti del suo molestatore ritenendolo sostanzialmente un poco di buono, di scarso livello intellettivo, ma forse non così pericoloso come di fatto si è poi rivelato.

Come avrebbero fatto in molti del resto, prima di arrivare ad una denuncia, la signora P. ha pensato di gestire da sola la questione o al massimo con l’aiuto di qualche amico o familiare. Alla lunga però si è resa conto della grande pericolosità dello stalker, pericolosità che può ben essere definita sociale riguardando non solo lei, ma tutti quelli che in vario modo e a vario titolo sono entrati in questa storia.

Nell’arco di un anno i fatti hanno assunto i connotati dell’incubo e la P., che aveva vissuto fino ad allora con l’idea di essere una persona adulta, ossia autonoma, indipendente e capace di badare a se stessa, si è riscoperta fragile e in balia dei voleri di un uomo pericoloso, ancorché non consapevole del disvalore morale, civile, sociale e relazionale della sua condotta. Ed è veramente sorprendente prendere atto di come la vita di una persona tranquilla possa cambiare all’improvviso e diventare un incubo imprevedibilmente. Le stesse istituzioni sembrano essere quasi impotenti di fronte alla strafottenza e violenza di un uomo disturbato dal punto di vista psichico, che agisce in nome di un sadismo che si soddisfa nel terrorizzare una persona che neanche conosce. Tutto ciò almeno sino l’approvazione della legge che introduce il reato di stalking.

Non si può dire peraltro che in questo caso il persecutore, ricordiamo persona disturbata mentalmente, se la passi bene. Trascorre notti e giorni a inseguire, provocare, offendere, minacciare, braccare la sua vittima designata dalla quale non ottiene nulla salvo terrorizzarla e vederla impotente nelle sue mani. Le conseguenze, anzi, sono che ci rimette in tempo, energia, denaro e ….. finisce in galera.

Un delinquente e basta non farebbe ciò, non si comporterebbe in questo modo senza trarre vantaggi materiali, tra cui anche quelli sessuali. Un Sociopatico, una persona con un grave Disturbo Antisociale di Personalità è insensibile rispetto alle conseguenze anche gravi tra cui finire in prigione. Come si potrebbe leggere su qualsiasi manuale di psichiatria, le regole sociali vanno bene per gli altri non per lui. L’inosservanza e violazione dei diritti altrui è normale. Il disturbo della condotta è persistente. I comportamenti che violano i diritti basilari delle persone, delle norme e delle regole sono ripetitivi. Distruggere la proprietà, molestare le persone, rubare o svolgere attività illegali, non rispettare i diritti, i desideri o i sentimenti degli altri sono attività comuni e stabili nel tempo per una persona con un Disturbo Antisociale di Personalità. Le decisioni vengono prese sotto l’impulso del momento, senza rendersi conto delle conseguenze per sé e per gli altri, incuranti anche della sicurezza propria e altrui. Si tratta di persone irresponsabili e senza rimorsi per gli effetti delle proprie azioni. A volte diventano dei “senza tetto” oppure trascorrono lunghi periodi in istituzioni penali. A volte muoiono prematuramente per causa violenta (suicidio, incidenti e omicidi).

Gli accadimenti narrati avvengono a cavallo della fase in cui viene approvata la legge in parlamento, cosa che contribuisce non poco a risolvere il caso e a far terminare lo stalking, nonché a far ritrovare la propria serenità a una persona che senza colpa alcuna ha vissuto anni di persecuzione e di autentico incubo.

VERO Salute
Photo credit: ihave3kids via Foter.com / CC BY-NC-ND
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2 COMMENTI

  1. Buongiorno , chiedo cortesemente , se vorrà aiutarmi , di comprendere la situazione e se devo preoccuparmi. Con la scusa delle festività di questi giorni si è rifatto vivo il mio ex con appellativi carini, cuori e bacini . Il preoccupate è che l’uomo in questione ha più di 50 anni (io più di 40) e questo è il terzo anno che si ripresenta a fronte di una breve relazione di poco più di 6 mesi . Già in relazione aveva manifestato atteggiamenti , diciamo fragili, quali la paura di essere lasciato , esagerata accondiscendenza, tentativi di pressione psicologia e atteggiamenti manipolativi che non hanno trovato terreno fertile , tanto da fargli esclamare ” non riesco a piegarti” , le mie opposizioni, lo hanno però , portato ad idealizzarmi quale donna forte, che si accollerà l’amorevole cura della sua persona (di me conosce solo nome professione e abitazione) .Con chiarezza e tranquillità ho chiuso la storia , chiusura apparentemente accettata anche da lui. Certamente, il suo contattarmi poi, mi ha lasciato un misto di lusinga e senso di colpa , per cui avevo pensato inizialmente di dargli tempo per distaccarsi, ma Il suo “restiamo amici ” , si trasformava ripetutamente in tentativi di ricreare una relazione , I miei rifiuti ad ogni suo ricontatto venivano ignorati o seguiti da periodi di silenzio cadenzati 30-40 gg utilizzando la tecnica del no contact per la riconquista diffuso in rete ( tanto per dire l’infantilismo), Alla fine , la chiusura l’ho dovuta porre brutalmente imponendogli di non contattarmi più. L’anno seguente quindi , il totale silenzio tra noi , è stato interrotto solo dai suoi auguri per il mio compleanno, cosa che non ho ricambiato . Con quest’ultimo anno ,trascorso come il precedente , agli auguri di compleanno sono seguiti quelli di queste feste con le sdolcinatezze varie che ho rifiutato. Questi anni di silenzio con me , sono però stati compensati dalla comunicazione continua con mia sorella , in maniera apparentemente normale e banale , dato che si è limitato a farle gli auguri per ogni festa comandata (ferragosto compreso) , ma ad entrambe , sembra solo un tentativo di mantenere almeno indirettamente i contatti con me. Ho il sospetto , vista la maniera romantica con cui si è ripresentato , che continui a vivere una sua relazione di fantasia con l’altra me che ha idealizzato e al fastidio sta subentrando l’ansia e la preoccupazione per questa sua pertinacia . Cosa dovrei fare ? Grazie mille se vorrà rispondermi e mi scuso per essermi dilungata

    • Cosa fare in un caso del genere, in termini generali é già stato descritto nell’articolo pubblicato. Una persona può essere bloccata e anche denunciata, una volta avvisato che i suoi tentativi di contatto di qualsiasi genere sono indesiderati e considerati una violenza. Qualora la persona proseguisse con qualsiasi altro contatto, può essere denunciato. Per approfondimenti personalizzati, può contattare un suo psicoterapeuta di fiducia.

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